domenica 2 novembre 2014

IL RESTO DEL GIRO..

Lasciato parte del gruppo a Toscolano Maderno per l'imbarco verso Torri l' intinerario prevedeva l'ascesa verso il paese di Tremosine passando attraverso la valle di Forra. 
Lasciata la statale la salita incomincia subito con una curva a gomito e una strada a strapiombo sul lago. L' emozione sale a pari passo con la percentuale dell' ascesa. Passata la prima galleria (evitabile per chi non avesse fari potenti attraverso una variante a destra dell'imbocco) il paesaggio diventa qualcosa di mistico. La bici, il tuo respiro, la tua fatica sono in perfetta sintonia con qualcosa di grande e  straordinario.
Di seguito la storia della costruzione della strada:

La storia della Strada della Forra del torrente Brasa

Siamo a Tremosine, nell’alto lago di Garda in provincia di Brescia, comune lombardo “sparso”, termine questo utilizzato per definire quei comuni il cui nome non identifica un centro abitato ben preciso bensì l’intero territorio comunale, nel nostro caso formato da ben 18 frazioni montane, di cui Pieve ne è la sede municipale e Vesio la più popolata, e una soltanto sulla riva del lago, Campione. Il territorio del comune ha altitudine compresa tra la riva del lago a 68 metri sul livello del mare e la cima del Monte Tremalzo a 1974 metri, mentre l'altopiano che ospita l'abitato è compreso fra i 400 e i 650 metri, prospiciente verso il lago con rocce a strapiombo e dominato alle spalle da cime elevate, confinante oggi con il Trentino e parecchi anni or sono con l’impero Austriaco. Fino alla fine dell’Ottocento la viabilità in questo territorio era totalmente assente, non esisteva la strada gardesana occidentale! Le aspre rocce cadevano a strapiombo direttamente nel lago e i paesi rivieraschi di Campione e Limone si potevano raggiungere solamente attraverso il lago, l’unica via di sbocco verso il resto del mondo. L’altopiano di Tremosine era collegato a Limone per mezzo di un sentiero e a Tignale e Gargnano per mezzo di un altro sentiero molto lungo e difficoltoso, mentre le numerose frazioni erano collegate fra loro da sentierucoli assai scomodi. La via più breve per raggiungere il lago e quindi i mercati e il capoluogo era un impervio e pericoloso sentiero, adatto più per i camosci che per l’uomo, che da Pieve scendeva fino al Porto di Tremosine. 
Una strada vera e propria, che conducesse agevolmente e in breve tempo dall’altopiano al lago era pertanto più che mai indispensabile, soprattutto dopo l’arrivo a Vesio di Tremosine di Don Giacomo Zanini, originario di Navazzo di Gargnano, persona straordinariamente innovativa che trasformò in breve tempo un altopiano arretrato in un territorio d’esempio che tanto insegnò anche a molte altre comunità montane.
Dopo aver migliorato la viabilità interna dell’altopiano e realizzato la strada di San Michele, e nonostante la costruzione di due teleferiche per il trasporto delle merci tra Pieve e il Porto agevolò per un po’ di anni gli scambi tra l’altopiano e il lago, era venuto il momento di costruire quella strada considerata “impossibile” da realizzare per la maggior parte della popolazione. Don Zanini, che per il suo carisma e la sua indole imprenditoriale era in contatto con le persone più notabili del Regno, convinse della valenza dell’opera il deputato, sindaco di Brescia, Vincenzo Bettoni Cazzago, chiedendogli di parlarne a Giuseppe Zanardelli, presidente del Consiglio dei Ministri, al fine di fissargli un appuntamento presso la villa di Maderno dove risiedeva essendo egli gravemente malato. Accompagnato dal parroco di Pieve, don Michele Milesi, che era anche assessore comunale, Don Giacomo Zanini riuscì a convincere Zanardelli dell’assoluta necessità di una strada che permettesse di collegare un altopiano che si era evoluto con il proprio porto. Non passarono molti giorni dall’incontro tra Don Zanini e il presidente Zanardelli che venne emanata una legge speciale, la numero 312 dell’8 luglio 1903, che concedeva finanziamenti per la costruzione in tutto il Regno di strade che collegassero i centri abitati con i loro porti o le loro stazioni. Stabiliva che il governo avrebbe finanziato metà dell’opera, con la rimanente metà da dividersi fra la provincia e il comune. La strada, finalmente, poteva avere inizio, nonostante la popolazione fosse contraria e andava dicendo che non sarebbe servita a nulla, vi sarebbe cresciuta l’erba e vi avrebbero pascolato le capre! Ma la strada ormai, nel cuore di Don Zanini, era già completata, bisognava soltanto lavorare alacremente per la sua realizzazione. Le prime due aste comunali per il bando di assegnazione dei lavori andarono deserte, troppo difficile la costruzione per le imprese dell’epoca, la gola del torrente Brasa sembrava impenetrabile, anche solamente per le perlustrazioni dei sopralluoghi. Ci riuscì sorprendentemente un geologo originario di Pieve, Arturo Cozzaglio, affiancato nell’opera da tecnici locali tra cui gli ingegneri progettisti Giuliano e Tullo Massarani, direttori dei lavori, e Lelio Franchi, geometra direttore tecnico. Il Cozzaglio escogitò soluzioni sorprendenti per ridurre la pendenza del tracciato che involontariamente donarono alla strada il suo maggior fascino.
I lavori ebbero inizio nel 1908 e durarono, non senza problemi, quattro lunghi anni di faticosissimo lavoro manuale e di mina, con maestranze specializzate provenienti soprattutto da Serle. I problemi furono soprattutto legati alla disponibilità di manodopera che spesso rinunciava per l’eccessiva pericolosità delle condizioni di lavoro; molti operai erano giovanissimi, alcuni addirittura minorenni, e 4 sfortunati operai (uno proveniente da Gaino e ben 3 da Serle, ricordati in una lapide) perirono per crolli e frane causati dalle mine. Il lavoro più duro fu il primo tratto, tra il porto e l’imbocco della valle del Brasa, per terrazzare la roccia e creare i due tratti di strada, a pendenza costante, congiunti dal tornante al bivio per Campione. E non da meno furono la realizzazione dei ponti e della galleria artificiale per la deviazione del torrente per uscire dalla forra. Mentre invece il tronco tra il ponte dei Casali e Vesio fu decisamente più semplice da realizzare. A ottobre del 1912 la strada era finalmente completata, e, dopo la benedizione di Mons. Giacinto Gaggia neoeletto vescovo di Brescia, fin da subito utilizzata per i primi trasporti su mezzi che finalmente poterono agevolmente salire e scendere dall’altopiano al porto dove i piroscafi attraccavano per il carico e lo scarico delle merci. La colossale impresa era stata finalmente portata a termine!
E arrivò il giorno dell’inaugurazione: domenica 18 maggio 1913, con un programma appositamente approntato, la strada veniva ufficialmente inaugurata, con un’eco che giunse in tutta Europa. Le cronache dell’epoca narrano di migliaia di persone giunte per l’occasione sui piroscafi ordinari, e di un piroscafo speciale che dal porto di Desenzano portò al porto di Tremosine autovetture e motociclette, provenienti da tutto il Regno, per la parata inaugurale. Ne parlarono i giornali nazionali e alcuni europei, fin da subito un corrispondente estero la definì “la plus belle rue du Monde”, la strada più bella del mondo, e il grande statista Winston Churchill non fu da meno definendola successivamente “l’ottava meraviglia del mondo”.
Solamente a partire dal 1931, quando venne completata la strada gardesana occidentale che collegava Gargnano a Riva del Garda, promossa da Gabriele D’Annunzio, progettata dall’Ing. Riccardo Cozzaglio, figlio del geologo Arturo, iniziò il massiccio utilizzo di quella che tuttora è la strada più bella e più fotografata di tutto il lago di Garda, lasciando incantato qualunque turista vi transiti. Nonostante negli anni, per motivi di sicurezza, sia stata realizzata una galleria che taglia buona parte del percorso esposto a strapiombo sul lago e siano stati allargati molti tratti per agevolarne il transito, rimane inalterato il fascino che questa strada continuerà a mantenere nei secoli a venire, auspicandoci che la mano dell’uomo moderno non stravolga eccessivamente quel sapore antico che si respira a Tremosine.
Una volta arrivati a Tremosine  si è  imboccato la SS115 in discesa  che riporta in fretta al paese di Limone sul lungo Lago. Da qui il giro è ripreso attraverso il consueto percorso.
A Riva del Garda pausa caffè e rifornimento per ricaricare le forze per 'l'ultima' trenata. Nei volti di alcuni la salita dell'inedito ha lasciato una smorfia in più di fatica e il ritmo, dettato dal Cugne a alcuni compagni di Como, era davvero troppo alto per rimanere tutti compatti.
Chi scrive aveva la bandiera a scacchi a Peschiera e del rientro degli Ironman partiti e rientrati da Verona non ho notizie.
Giù il cappello davanti a loro per l'impresa portata a termine con circa 220 km e una giornata in bici!
Ciao!



4 commenti:

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  2. Ho visto un paio di voi a Tremosine, io ero in MTB con altri 7. Splendida giornata per pedalare :-)
    Ciao a tutti!!!

    Il Conte

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  3. Cacchio, dicevo...questa è una faccia che ho già visto! Ma a Tremosine pensavo di sbagliarmi!
    Pardon ;)

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    1. Non preoccuparti, anch'io ero in dubbio, comunque ci siamo salutati :-)
      Se vedemo.
      Ciao.

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