giovedì 7 novembre 2013

Giro d'Italia - Rasmussen: “Mi iniettai del sangue destinato ai cani”

Pochi giorni dopo aver presentato la sua biografia, che ha spinto tra l’altro Ryder Hesjedal a confessare il doping assunto oltre dieci anni fa, Michael Rasmussen torna a far parlare di sé, fornendo nuovi terrificanti dettagli sul marcio che abitava nel ciclismo fino a poco tempo fa.
La Rabobank, nel 2007, era una formazione dopata. Completamente. “Al 100% - conferma l’ex corridore in un’intervista concessa all’emittente danese ‘DR’ -. Non tutti magari hanno usato gli stessi prodotti, ma ciascuno veniva rifornito dallo stesso team”. Di quella Rabobank, giusto per rinfrescare la memoria ai più, facevano parte Dennis Menchov, Michael Boogerd, Bram de Groot, Thomas Dekker, Juan Antonio Flecha, Oscar Freire, Grischa Niermann e Pieter Weening.
A muovere i fili, dietro le quinte, era soprattutto il medico Geert Leinders, che - dice Rasmussen - era arrivato addirittura a contattare il padre per convincerlo a donare del sangue che sarebbe poi stato re-iniettato al figlio. "Era come superare la linea - ammette -. Non era facile, ma i miei genitori erano a conoscenza del fatto che prendessi già dei prodotti per andare più forte. Ma alla fine non c'era compatibilità e non c'è mai stato doping ematico".

Ha tanta voglia di pulirsi la coscienza, Rasmussen, altrimenti non si spiegherebbe l’ennesima intervista in poco tempo. L’ex corridore parla anche al sito ‘politiken.dk’ con cui ricorda il Tour de France 2007, la corsa che si stava preparando a vincere prima che Davide Cassani smascherasse le sue menzogne sulla sua reperibilità: aveva assicurato di essere in Messico a giugno, quando - invece - stava ultimando in Italia la sua preparazione in vista della Grande Boucle.
"Se non avessi incontrato Cassani - spiega Rasmussen -, avrei vinto il Tour de France, sicuro. E mi irrita il fatto che se l'avessi chiamato e gli avessi detto di tacere, non avrebbe detto una parola. E' stato un professionista per 15 anni, conosce l'ambiente e se gli avessi chiesto di non dire nulla, l'avrebbe fatto. Quando mentivo, venivo criticato - aggiunge Rasmussen - Quando un corridore confessa, la gente lo critica perché non dice tutto. Ma ora io sto vuotando il sacco e mi considero una delle persone più sincere nel ciclismo perché adesso posso mettere fuori la spazzatura una volta per tutte". Tutto giusto, per carità, ma alla vigilia di tutto quello che è successo dopo, c’era anche un’altra possibilità, caro Rasmussen: evitare di sbagliare, evitare di mentire. Evitare di doparsi.
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DOPING CON IL SANGUE DESTINATO AI CANI – La biografia di Rasmussen rischia di sconvolgere le menti degli appassionati ancor più di quanto non abbia fatto quella di Hamilton, che a suo tempo servì per incastrare Armstrong. A lasciare esterrefatti è soprattutto la parte in cui l’ex corridore danese rivela di essersi iniettato del sangue sintetico concepito per i cani. L’idea folle gli è venuta dopo aver osservato il podio dei Giochi Olimpici di Sydney 2000 (Ullrich, Vinokourov, Kloeden). "Le voci dicevano stessero usando emoglobina sintetica - è scritto nella sua autobiografia -. Non ho mai avuto conferma se fosse vero, ma valeva la pena approfondire. Ho scoperto che c'era una emoglobina sintetica per cani (Oxyglobin, ndr) la cui composizione era esattamente la stessa data agli umani (Hemopure, ndr). Mi sono fatto arrivare dei campioni già confezionati in sacche di sangue. Devo confessare di essere stato abbastanza nervoso prima di prenderne per la prima volta. Dopotutto quello che stavo per spararmi nelle vene era sangue artificiale. Ne ho prima iniettate cinque gocce, poi ho atteso trenta secondi per vedere di non avere uno shock… Il risultato, tuttavia, non è stato quello sperato. Il sangue artificale non ha funzionato".


http://it.eurosport.yahoo.com/notizie/giro-ditalia-rasmussen-cassani-avrei-vinto-tour-de-102429793--spt.html

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