domenica 1 giugno 2014

PORCARA PORCAROLA.. DIETRO TRATTORE IN SALITA!







Non una neanche tanto velata imprecazione, a scanso d’equivoci.
Bensì il menù ciclistico dell’ultimo sabato di maggio ha (ri)visto protagonista la novella ascesa visitata solo una settimana prima.

Ma andiamo per ordine.
Ai nastri di partenza del Gavagnin, oltre allo zoccolo duro Iso Sistem, il sempre ottimo Giorgio Furlan, l’onnipresente Claudione e due graditi ospiti Merlino e il Gughi, in rappresentanza Fimap, accompagnati a loro volta da un collega mantovano, disperso fuori provincia.



Il ritmo già dalla Pissarotta appare sostenuto, ed invita qualche ruota già a desistere.
Gioco d’azzardo al bivio del Confin, dove qualcuno finge di tirare dritto invece di svoltare per Paravanto. Ad opera di chi, non si è in effetti ancora capito, considerato che quasi tutti tirano praticamente dritto. Se ne avvantaggia sulle prime rampe che conducono verso S. Rocco il Biro, che allunga. Salvo poi essere mestamente raggiunto dal Nero, a passo di (suo) “scarico”..
Sono quei momenti in cui ti verrebbe voglia di abbandonare il ciclismo..


Avanzano a scornate ora Rotini, Giorgio e Merlino, il quale ignaro della compagnia con cui si trova ad avere a che fare, tenta il tutto e per tutto, scatto dopo scatto.. sino a simulare, esanime, una fermata per far scatti (questa volta fotografici) al resto del gruppo che risale la collina.

Porcara e Porcarola, si diceva.
Per l’appunto, siamo ancora di visita alle suddette contrade. Provando questa volta la variante bassa, detta “variante del Claudio”. Che, per evidenti ragioni fisico geometrico astro geografiche, se parte più bassa e arriva allo stesso punto, un motivo, ben poco gradevole, ci sarà.. difficoltà ascensionali rese ancora più gradevoli dall’apparizione sul percorso di un simpatico mezzo agricolo che, bovino trasportato incluso, ci accompagna sin quasi al bivio per la provinciale di Velo.

Fior di bibliografia sulle tecniche di allenamento si è espressa sulle virtù del dietro motore.
Vuoi per le pendenze incontrate, vuoi per la velocità quasi interstellare tenuta, vuoi per il gradevole olezzo proveniente dal rimorchio, francamente, tutto sto vantaggio ci è apparso poco evidente..


Caffè a Roverè con cadeau annesso, un paio di auricolari a testa (ci torneremo più spesso in sto bar!), il gruppo si fraziona: c’è chi prosegue, c’è chi rientra a valle, e c’è chi.. è disperso.
Si lancia alla ricerca del perduto collega lombardo il Merlino, che con indomito sprezzo del pericolo si lancia in picchiata verso il vaio della Pissarotta. Li rivedremo più avanti verso S. Francesco.




Da S. Francesco ai Gaspari l’è n’attimo.
Dai Gaspari a S. Giorgio l’è n’attimo.
Da S. Giorgio al Branchetto l’è n’attimo.
Tanto ci pensa Claudio, a rassicurarci “no no, non piove. Al massimo l’è neve, o l’è grandine. Ma non piove”.
E quindi non resta che dar ascolto a cotanta saggezza, l’ultima salita di giornata, fra sole, nuvole e vento (sempre, non manca mai), prima di planare in una fresca brezza, ma proprio fresca, nuovamente verso la pianura.



E anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo avuto il nostro pubblico.

Non tutti pertanto, erano sullo Zoncolan a vedere il Giro. Che dopo non se diga che a vederne non gh’era neanca un can..


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